Cupe Vampe

La copertina di “Linea Gotica”. Quella sullo sfondo è la Biblioteca di Sarajevo dopo l’incendio.

“..brucia la biblioteca e i libri scritti e ricopiati a mano, che gli Ebrei Sefarditi portano a Sarajevo in fuga dalla Spagna..”

CSI – Cupe Vampe (consiglio di ascoltarla, e di comprenderla…)

Così i CSI ricordavano, nel loro album del 1996 “Linea Gotica”, la distruzione della Biblioteca Nazionale di Sarajevo.

A ricordarmi tutto questo, la notizia che tra poco riaprirà l’edificio delle Vijećnica, che ospitava la Biblioteca Nazionale di Sarajevo, distrutto con oltre 50 ore di fuoco continuo nell’agosto 1992 durante l’assedio di Sarajevo. Una notizia bella, ma che riporta alla coscienza l’orrore della biblioclastia, nella già assurda cornice della guerra.

Di tutte le distruzioni perpetrate a Sarajevo, le più insensate sono state quelle ai danni delle tante biblioteche. Ma di queste, la più folle, la più carica di sinistra forza metafisica, fu il bombardamento della biblioteca nazionale, un magnifico edificio moresco del diciannovesimo secolo, andato in fumo in trenta ore con le sue centinaia di migliaia di volumi. Quella notte, il rogo si vide a chilometri di distanza, i sarajevesi non dormirono.
[…]
Sarajevo era cresciuta sotto il dominio turco. A chi aveva costruito la guerra sulla storia dei diritti storici dei popoli slavi, defraudati dagli invasori – dunque sull’assunto che la Bosnia era stata “islamizzata” – non risultava tollerabile l’idea che la città fosse fiorita sotto l’Islam. […]
La storia di Sarajevo, sigillata nella biblioteca universitaria, raccontava proprio questo: dei grandi edifici pubblici costruiti all’inizio del Cinquecento da Gazi Husrefbeg, ricco filantropo figlio di uno slavo convertito, o degli ebrei sefarditi in fuga dalle pulizie etniche della cristianissima Spagna, che laggiù trovarono aperta ospitalità e spazio per floridi commerci. In quei volumi stava scritto che – assai più dei cattolici, costretti più volte alla fuga – proprio gli ortodossi vissero bene sotto l’Islam, ebbero in Costantinopoli la loro capitale religiosa esattamente come i turchi, e spesso si convertirono spontaneamente. Tutto questo doveva sparire, essere cancellato. Distrutto con un grande fuoco purificatore.
(Paolo Rumiz, da “Maschere per un massacro”, Editori Riuniti, Roma 1996).

Per tre giorni interi la Biblioteca fu bombardata, incendiata e tenuta sotto tiro dai cecchini. Per tre giorni di fila volontari, vigili del fuoco, cittadini cercavano di mettere in salvo i Libri, sotto il tiro incrociato dei cecchini e delle schegge di granata. Solo un decimo dei libri conservati nella Vijećnica furono salvati.

Le Biblioteche. A modo loro, un’altra delle vittime innocenti dell’insensatezza della guerra.

Ogni manoscritto bruciato porta via con se millenni di cultura. Non vi è nulla di più bieco e abbietto che distruggere la memoria, la storia e la cultura. E’ qualcosa che riporta immediatamente la nostra civiltà all’età della pietra.

-o-O-°-O-o-

Writing about Book Burning, and in particular the destruction of the National and University Library of Bosnia and Herzegovina  in 1992.

On 25 August 1992, Serbian shelling during the Siege of Sarajevo caused the complete destruction of the library; among the losses were about 700 manuscripts and incunabula and a unique collection of Bosnian serial publications, some from the middle of the 19th century Bosnian cultural revival. Before the attack, the library held 1.5 million volumes and over 155,000 rare books and manuscripts. Some citizens and librarians tried to save some books while they were under sniper fire, at least one person died.

from Wikipedia

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